Ode, breve, a Gorbačëv.

Eri sulla strada giusta Mikhail…

Il suo è uno dei primi nomi famosi che riesca a ricordare, e anche il suo aspetto con la celeberrima voglia resta nelle mie memorie più lontane. Per chi ha vissuto la propria fanciullezza negli anni 80, Gorbačëv non può non destare ricordi. Era largamente lodato al tempo, una persona buona che lavorava alla pace nel mondo, e che si preoccupava del futuro e del benessere della propria gente. A me stava simpatico, ma non sapevo perché.

Molti oggi parlano, probabilmente a ragione, degli inaspettati sviluppi delle sue politiche poiché certamente egli non si aspettava che quell’impero tanto feroce e criminale fosse al contempo così fragile. Parecchi lo elogiano per aver liberato, seppur indirettamente, numerosi paesi costretti a vivere sotto il giogo russo/sovietico.

Perestroika era una parola onnipresente durante la sua presidenza e ancora oggi le sue riforme sono ampio oggetto di dibattito e studio. Eppure, io ritengo che la sua grande, e purtroppo fallita, rivoluzione, non si basasse sulle riforme economiche che oltretutto, infine, si rivelarono inefficaci in quanto quel sistema era irriformabile. Il vero e coraggioso cambiamento fu il tentativo di rendere il popolo partecipe della politica del proprio paese, una novità assoluta in tutta la storia della Russia. La parola era Glasnost (Traducibile con trasparenza), passata in secondo piano sia qui in Occidente che in Russia…(Proprio ieri commentavo con i miei studenti la morte di Gorbačëv e mentre alcuni avevano sentito nominare la Perestroika, la Glasnost era sconosciuta a tutti).

In un paese in cui il potere ha sempre visto il popolo con sufficienza e fastidio, quando non con evidente e manifesto disprezzo, l’idea che i cittadini potessero far sentire la loro voce è indubbiamente sconvolgente. In un mondo in cui le decisioni dello stato venivano/vengono prese nelle sale chiuse del Cremlino, o chissà dove, per poi essere semplicemente e brutalmente imposte, l’idea che le comuni persone potessero ricoprire un ruolo, per quanto minimo, non si può che considerarla rivoluzionaria.

Putin lo ha odiato da vivo e probabilmente continuerà a odiarlo da morto, e moltissimi russi condividono questo sentimento. Lui è stato l’artefice del crollo dell’impero sovietico (Leggi Russo!), che aveva il compito di conservare e proteggere la grandezza e l’influenza di Mosca su tutta l’Europa orientale e Asia centrale. I metodi, i valori e le tragedie che hanno reso possibile l’esistenza e la sopravvivenza di questa supremazia non hanno mai mosso alcun pensiero, né creato remore a chi a Mosca si è seduto nella stanza dei bottoni. I milioni di morti,le centinaia di milioni di individui privati dei propri basici diritti, le tante Libertà negate non hanno mai scosso alcuna coscienza fra i detentori del comando in Russia.

I modi da mafioso e gangster di Putin incarnano bene lo spirito di questo potere, secondo il quale esso è mezzo e fine per la sola propria gloria e prestigio e puó fare qualsiasi cosa senza dare alcuna plausibile spiegazione a chicchessia (Proprio oggi un oppositore di Putin è “caduto” da una finestra dell’ospedale in cui era ricoverato).

Gorbačëv ha fallito. La sua idea di dare finalmente voce al popolo si è infranta contro la natura più intima, e deleteria della Russia che pare proprio incapace di modernizzarsi e far parte della comunità degli stati e delle genti di questo mondo serenamente e liberamente.

Riposa in pace Michail, se il tuo popolo avesse seguito la via della trasparenza oggi magari godrebbe di libertà e delle conquiste della modernità (Inclusa la possibilità di conoscere la propria storia), e noi avremmo un mondo più sicuro e pacifico. Ma non disperare, la Storia ci ha spesso sorpreso con spettacolari cambiamenti e quando (se?) i russi accetteranno di fare i conti con il loro passato la tua figura sarà certamente rivalutata e i tuoi meriti riconosciuti.